13432160 10208199994709632 5026148929666380791 nStamani mattina con gli ospiti della CF Marciana abbiamo praticato ippoterapia; - spiega Valentina Cottone, tecnico della riabilitazione psichiatrica, psicologa clinica e della salute ed esperta dei processi di apprendimento, nonché educatrice della RSD Il Borgo dei Colori -

l’ippoterapia per disabili è un’attività ludico-motorio-educativa destinata a persone con disturbi psichici o fisici. Prevede la stimolazione della persona in sella nella sua totalità: a livello motorio, intellettivo, socializzante non solo rivolgendosi a giovani in età evolutiva ma anche ad adulti. Vogliamo focalizzarci sui benefici che l’ippoterapia per disabili comporta, entrando maggiormente nel dettaglio di questo aspetto. Innanzitutto l’ippoterapia per disabili va a toccare l’aspetto educativo: l’avere a che fare con i cavalli, e in un ambiente in cui ci sono altre persone, necessita di regole da seguire per la sicurezza delle attività e l’incolumità dei partecipanti ma anche per una gestione relazionale efficace tra utenti e personale tecnico. In alcuni maneggi ove si pratica la riabilitazione equestre gravitano anche alcuni normodotati: questo garantisce un contesto di socializzazione, integrazione e cooperazione. Vengono ovviamente allenate, nell’ippoterapia per disabili, anche le capacità comunicative e relazionali. Il vantaggio è che tutto ciò avviene in un ambiente protetto e per tramite del cavallo, che di per sé garantisce stimoli ed emozioni forti e un miglioramento dell’autostima che invita alla relazione con l’Altro. Naturalmente il fatto che l’ippoterapia per disabili si svolga all’aria aperta fornisce anche stimoli dettati dall’ambiente stesso: si abitua l’utenza a non averne paura, a stare a contatto con la natura come risorsa e non come elemento di novità e di stress. La terapia col cavallo in sé ha un’enorme valenza anche a livello fisico, corporeo e di movimento. Fornisce stimoli a sviluppare ed utilizzare nuove competenze relative, per esempio, alla definizione dello spazio, all’orientamento, alla coordinazione dei propri movimenti in relazione a quelli del cavallo. In conseguenza a questi aspetti si osservano miglioramenti nella lateralità, nella coordinazione motorio-visiva, spazio-temporale, nella memoria, nella concentrazione e nell’attenzione. Tutto questo perché le attività che si svolgono nell’ambito  dell’ippoterapia per disabili prevedono giochi e situazioni (più o meno complessi a seconda delle capacità dell’utente) atte a sviluppare questi aspetti, tenendo sempre come riferimento fondamentale  l’aspetto ludico che viene particolarmente esaltato per alleggerire e facilitare l’apprendimento.

Osservando il lato fisico-sportivo, si può osservare che è molto utile il fatto che le andature del cavallo siano ritmiche e regolari, perché questo aspetto facilita il corpo ad adattarsi ad esse con una relattiva facilità e naturalezza. Inoltre la sensibilità del cavallo rispetto al linguaggio del corpo mette l’utenza ancora di più nelle condizioni di essere recettivi alla comunicazione gestuale. Ovviamente traggono vantaggi diretti dall’atto sportivo i distretti muscolari coinvolti, che lavorano in maniera armoniosa e simmetrica, tonificandosi. Mantenendo ancora l’attenzione rivolta al lato fisico dell’ippoterapia per disabili bisogna ricordare l’importanza della sensorialità unita al nobile animale ed al suo contesto: il cavallo si presenta come un essere “caldo”, accogliente, dotato di un odore e una consistenza particolari. E allo stesso modo si configurano anche tutti gli strumenti che hanno a che fare con lui; l’ambiente stesso della scuderia è caratterizzato anche di suoni ricorrenti e stimolanti. Il cavallo rappresenta quindi un animale che attrae a livello di tatto, calore, morbidezza del pelo, per i movimenti regolari e gli occhi grandi, per lo sguardo intenso che stimola spontaneamente il processo di attaccamento. Il cavallo è inoltre un animale che esprime le proprie emozioni, positive ma anche negative come la paura, in cui gli utenti possono identificarsi e riconoscersi, assumendo al contempo un ruolo rassicurante nei confronti dell’animale e vivendo una proiezione di se stessi su di esso. Montare a cavallo dà positive sensazioni di potere, di essere capaci; accresce l’autostima, dà accesso a un mondo che “non è per tutti” (nel senso che richiede coraggio e fa sentire il giovane a cavallo con qualcosa in più rispetto agli altri, nonostante le sue debolezze); sviluppa la fiducia in se stessi. ll montare a cavallo offre un contatto fisico gratificante, offre cure, carezze, massaggi che regalano distensione a chi li fa e a chi li riceve, garantendo segnali di apprezzamento da parte dell’animale e sviluppando una relazione di accudimento, fiducia e di affetto. Da uno studio, pubblicato sulla rivista Anthrozoös emerge che l’ippoterapia, utilizzata soprattutto con bambini e adolescenti con disturbi emotivi e di apprendimento, possa essere applicata anche nel lavoro con le persone adulte. Holly Dabelko-Schoeny, professore associato presso l’Università dell’Ohio, sostiene che l’ippoterapia potrebbe integrare forme più comuni di terapia assistita con gli animali come cani e gatti e fornire un modo unico per alleviare i sintomi della demenza senza utilizzo di farmaci. Le persone affette da Alzheimer ad esempio, oltre alla perdita della memoria, spesso vanno incontro ai cambiamenti di personalità. Essi possono diventare depressi, solitari e finanche aggressivi. Per venire incontro a questi cambiamenti le terapie odierne si focalizzano di più su come alleviare il carico emotivo dei pazienti e delle loro famiglie. Il focus della terapia è cogliere l’attimo e far divertire le persone affette dalla demenza “in quel preciso momento” anche se poi non se la ricordano più, sostiene Holly Dabelko-Schoeny. Al presente studio hanno partecipato 16 persone, in cura in un centro diurno per anziani di Columbus (Ohio) affette da Alzheimer, di cui 9 femmine e 7 maschi. 13417629 10208199995229645 4461667023054647809 nUna volta alla settimana, per un mese, otto di loro (gruppo sperimentale) venivano accompagnati in un centro di ippoterapia dove, sotto la supervisione del personale, si prendevano cura dei cavalli dando loro da mangiare, da bere e facendoli camminare; gli altri otto (gruppo di controllo) rimanevano nel centro diurno dove partecipavano alle attività proposte dal centro. Per monitorare il comportamento dei partecipanti, i ricercatori hanno utilizzato una scala “Modified Nursing Home Behavior Problem Scale” grazie alla quale il personale del centro poteva riportare da 1 a 4 la frequenza di comportamenti problematici come tristezza, agitazione, irritamento e resistenza alle cure sia nei giorni in cui gli ospiti venivano accompagnati al centro di ippoterapia che nei giorni in cui rimanevano nel centro diurno. Dai risultati è emerso che il punteggio dei partecipanti accompagnati al centro d’ippoterapia era inferiore di un punto rispetto a quelli che  rimanevano nel centro diurno. Inoltre, i ricercatori hanno misurato i livelli del cortisolo, l’ormone dello stress, nella saliva dei partecipanti allo studio, riscontrando un aumento del livello di cortisolo nel gruppo sperimentale, probabilmente dovuto allo “stress positivo” collegato alla nuova esperienza vissuta. Dallo studio è emerso anche un beneficio inatteso: l’ippoterapia potenzia l’attività fisica dei partecipanti. Le persone del gruppo sperimentale, tutte con delle limitazioni fisiche, nelle attività con i cavalli provavano a spingersi oltre questi limiti, chiedendo aiuto per alzarsi dalla sedia rotelle o prendendo fiducia nel camminare da soli (dove possibile). I familiari, i cui cari sono stati accompagnati al centro d’ippoterapia, riferivano nella maggior parte dei casi che rimanevano ancorati nella nuova esperienza riportandola a casa. La figlia di uno degli ospiti sostiene che sua madre non avrebbe mai ricordato quello che faceva nel centro durante il giorno, ma che ha sempre ricordato quello che ha fatto nel centro d’ippoterapia. Dai risultati di questo studio sembrerebbe quindi che l’ippoterapia abbia degli effetti benefici non soltanto nel lavoro terapeutico con i bambini ma anche nelle persone affette di demenza.

 

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