imagesIl laboratorio di scrittura creativa è un esperimento, inaugurato dal Centro di salute mentale di Pontedera e dal centro diurno La Luna azzurra, che prosegue ininterrottamente da tre anni, e che ha visto crescere il numero degli utenti che vi partecipano: dai 6-7 iniziali, fino ai 15 attuali.

" Le attività si svolgono una volta alla settimana presso il centro Poliedro a Pontedera e seguono questa forma: il conduttore introduce oralmente una tematica, a volte aiutandosi con la lettura di brevi racconti o poesie, che propone agli utenti del centro diurno in modo che ciascuno possa elaborare un breve scritto seguendo la traccia indicata. - racconta Valentino Chinni, insegnante che affianca Tiziano Toracca nel laboratorio di scrittura creativa -  Una volta finito di scrivere ognuno legge agli altri quanto ha appena composto. Gli altri ascoltano e a volte commentano, manifestando consenso o dissenso con quanto ascoltato. Il conduttore, insieme agli operatori, cerca di mantenere un clima sereno e sincero, in cui ci si possa esprimere col dialogo. A volte, dopo alcuni dibattiti, la persona che ha appena letto il proprio testo lo modifica o lo integra in base agli elementi emersi dopo la discussione. Il conduttore utilizza sia percorsi ludici (inventare l’oroscopo, scrivere un acrostico, o ideare uno slogan per pubblicizzare un oggetto) sia forme più complesse, come la narrazione autobiografica o l’invenzione di situazioni verosimili. - spiega Valentino - L’utilità di agire in questo modo riguarda la possibilità di mettere gli utenti in condizione di svolgere due azioni complementari: il raccoglimento verso di sé tramite l’elaborazione del testo, e la comunicazione verso gli altri attraverso la lettura pubblica ad alta voce. Usando il mezzo della scrittura, che conserva questa doppia direzione, si può contribuire alla rielaborazione del vissuto da parte di alcuni utenti e al loro tentativo di definire la propria identità e la propria voce narrativa; la lettura dei brani può generare commozione, o manifestarsi come confessione del proprio disagio e della propria sofferenza; in certi casi può far sorridere." " Un esempio delle potenzialità di questo lavoro è stato raccolto in un libro (Il cielo non è il mare. Sillabario creativo del centro di salute mentale della Valdera, Bandecchi & Vivaldi, 2014), curato da Tiziano Toracca, che ha condotto il corso fin dal primo anno e che, nel tempo, è stato affiancato da me. Il lavoro svolto da Tiziano ricalcava, nella sua architettura, i Sillabari di Goffredo Parise (composti fra il ’72 e l’82). Attraverso degli incontri iniziali sono state selezionate, tramite brain storming, delle parole in ordine alfabetico che indicassero oggetti quotidiani o sentimenti significativi. In un secondo momento ciascuno degli utenti ha composto dei testi pensati a partire da quelle parole. - continua -  Accanto alla scrittura creativa, al gruppo, è stato anche proposta la partecipazione a visite guidate in musei e gallerie d’arte. Abbiamo visto insieme i quadri di Giovanni Fattori all’omonimo Museo di Livorno, le mostre di Amedeo Modigliani e Henry de Toulouse-Lautrec al Palazzo Blu di Pisa, il Museo di Storia Naturale che si trova all’interno della Certosa di Calci." " Queste attività, presentate in alcuni incontri preliminari, hanno dato al gruppo nuovi spunti di scrittura e di dialogo e rappresentano comunque, per tutti i partecipanti, delle piccole esperienze condivise insieme ad altre persone. Proprio questo aspetto “sociale” è particolarmente importante nella riuscita del corso, la cui finalità principale riguarda la possibilità di favorire i legami sociali provando a incrementare la capacità di ascolto e di espressione. In questo senso - conclude - l’attività ha un fine terapeutico “secondario”, perché non si tratta di un intervento sanitario, bensì di un laboratorio in cui si compie insieme l’atto della comunicazione creativa ed emotiva, sotto forma di parola scritta. E questo è ancora più importante - conclude - se si considera che tutti noi viviamo in un contesto storico in cui siamo sommersi dalla comunicazione scritta – è vero- ma si tratta soprattutto di una comunicazione informativa o pubblicitaria, che non “dice” niente di quello che siamo. "

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