Fotolia 72843663 MGli studi sull'impiego della musica per alleviare il dolore o per la riabilitazione dei malati d'Alzheimer, autismo o dislessia, sono recenti : essi risalgono circa al periodo che va dagli anni '80 ai '90. Abbiamo approfondito l'argomento con il musicoterapista Marco Grigoletto della RSA U.Viale che porta avanti il " progetto musica " con i nostri ospiti. Riportiamo di seguito le sue riflessioni in merito.

La musica forse può guarire, certamente fa stare meglio, e così note e melodie sono entrate negli ospedali per aiutare la scienza soprattutto nei casi in cui il malessere del fisico si accompagna con quello dell'anima, la musica placa dolori ed aiuta a comunicare, recupera abilità perdute e dà nuova fiducia nella vita. Oltretutto il nostro cervello la riconosce: numerosi studi dimostrano che le aree cerebrali attivate dalla musica - qualunque musica - sono diverse da quelle che rispondono al rumore. Robert Zatorre, un neurologo canadese e massimo esperto nel settore, studiando le reazioni del corpo provocate dall'ascolto di un motivo musicale emozionante, ha facilmente identificato e tradotto in parametri fisiologici le reazioni di alcune aree cerebrali, in particolare della corteccia frontale e dell'amigdala, reazioni simili a quelle provocate da altre esperienze piacevoli, tipo il cibo , la vista di un panorama suggestivo,l'essenza di un profumo, l'attività sessuale. Per questo in questi ultimi anni c'è un eccezionale sviluppo degli studi sulla relazione fra musica e cervello, e oggi sappiamo che la musica, proprio per la sua complessità, può aiutare a capire meglio alcune funzioni cerebrali. E' quindi chiaro che questo linguaggio universale, che "comincia dove la parola è impotente" - sono termini di Claude Debussy - offre preziose opportunità terapeutiche in casi spesso disperati. La musicoterapia non ha niente a che vedere con la medicina alternativa, che sia chiaro, è però un valido aiuto soprattutto in quei casi dove tanto - anche tutto - è stato tentato senza grande riuscita; per esempio negli ospedali psichiatrici essa riesce in tanti casi dove non funziona nient'altro, laddove la musica accede direttamente al mondo emotivo può curare ansie, nevrosi e stress. Oggi la maggior parte dei musicoterapisti italiani affronta pazienti difficili: bambini, adolescenti problematici o adulti con varie disabilità intellettive (soprattutto autistici), e si studiano i processi di questi pazienti nell'apprendimento e nella memorizzazione, che sono resi più gradevoli grazie a nuove tecniche basate sulla psicologia cognitivo-comportamentale. Poi naturalmente si usa la musicoterapica sugli psicotici ed anziani colpiti da varie forme di demenza e pazienti comatosi in riabilitazione. La musica consente di comunicare con chi non è in grado di usare la parola, parliamo di bambini piccolissimi, handicappati o persone affette da disturbi neurologici o mentali. E poi si aprono nuove strade: si utilizza la musica in gravidanza, nel puerperio e naturalmente durante il parto. Gli entusiasmi per il cosiddetto "effetto Mozart" hanno di che dire, non c'è dubbio. Naturalmente bisogna sapere come usare questa nuova scienza: nell'usare la musicoterapia non si tratta di prescrivere un quarto d'ora d'ascolto invece di una pillola, significa cantare, suonare o anche ascoltare la musica insieme al paziente, improvvisando o seguendo le suggestioni del momento, inventando nuovi strumenti con quel che si ha a disposizione oppure usando una tastiera o una chitarra, strumenti discreti che entrano in punta di piedi ed aiutano a stabilire una relazione con chi da tempo non si relaziona più con niente e nessuno. Gli interventi sono naturalmente differenziati, data la diversità dei casi: c'è chi punta sull'effetto terapeutico del suono in quanto tale, oppure usa ritmi elementari per muovere emozioni sopite, conosciamo il valore emotivo ed anche cognitivo del linguaggio musicale, ma per far questo bisogna conoscere a fondo forme e generi musicali, saper fare e creare musica, battere un tamburo o ascoltare un brano per poi discuterne non basta. Ecco il perché è assolutamente necessaria una preparazione specifica ed adeguata. Un intervento di musicoterapia ha, infatti, modalità precise : bisogna capire innanzi tutto se il paziente può trarne beneficio da quel particolare trattamento, e seguire quindi un protocollo di lavoro con tappe definite che abbia un riferimento teorico e delle modalità di verifica, altrimenti si tratta di sola animazione musicale, che può essere validissima, ma è un'altra cosa. Non avendo la medicina ufficiale ancora trovato un farmaco in grado di guarire questa malattia, siamo tutti convinti che per l'Alzheimer non esista alcuna cura. Ma curare una persona significa innanzitutto prendersene cura e migliorare, per quanto possibile, la sua qualità di vita. E' anche se oggi l'Alzheimer è ancora inguaribile, esistono cure che possono migliorare la qualità di vita del malato. Tra queste la Musicoterapia ha senza dubbio un ruolo privilegiato. Nonostante il progressivo deterioramento delle sue facoltà cognitive e funzionali, in moltissimi casi il malato di Alzheimer è in grado di ricordare le melodie e spesso anche le parole di motivi che sono stati la colonna sonora della propria vita. Quale la spiegazione? Secondo gli esperti probabilmente il motivo è che la musica coinvolge l'individuo principalmente sul piano emozionale e non su quello cognitivo. E sono le emozioni a riportare a galla le parole di una canzone o il suono di uno strumento. A volte non c'è neanche un ponte ma un piccolo frammento , una cellula musicale, tre quattro note che permettono di ricostruire l'aria di un opera e magari una volta riconosciuta e rivista quella piccola cellula diventa una corsia privilegiata dove poter lavorare . Il musicoterapeuta diventa "ambasciatore di una cosa bella" che può condividere con i malati. Nel nostro caso specifico il condividere insieme arie musicali o frammenti musicali, l'ascolto e la riproduzione sonora ( il gruppo orchestra). Ma a volte non c'è neanche quella piccola cellula musicale , non c'è nessun tipo di risonanza musicale (ISO) . C'è il corpo del malato ,con i suoi piccoli gesti stereotipati , la sua chiusura sensoriale agli stimoli esterni , la sua assenza parziale o totale di eloquio , di aspetti cognitivi. Ma quel corpo è una fonte di energia in quanto carico di impulsi elettrici . L’antropologo Steven Mithen, nel suo libro "Il canto degli antenati", scrive che un tamburo interno ci fa camminare. Questo pum-pum è l’ordine ritmico del battito cardiaco e del respiro materno vissuto dentro alla prima orchestra, è il fondamento della memoria, dell’ordine originario. Con la nascita sperimentiamo l’ingresso dell’aria nel nostro corpo. L’aria inspirata, spinta verso l’esterno, passando dalla laringe e risuonando nel corpo, si trasforma in suono, voce. La flessibilità della voce è tuttora un evento inspiegabile. La voce è formata dalle onde sonore. L’aria è ciò di cui è fatta la voce. Le onde sonore creano l’ascolto attraversando tutto quello che incontrano (risonanza). Ogni ascolto passa attraverso la risonanza. Il corpo è il protagonista dell’ascolto e della produzione della voce. Ogni suono o rumore prodotto dalla voce, dipende dal respiro. La corporeità, al completo, è coinvolta per la respirazione. Le emozioni, qualsiasi tipo di emozione, creano modificazioni in tutta la corporeità, pertanto investono anche la respirazione. Le emozioni scaturiscono dalle relazioni con:  il mondo esterno, gli altri, se stesso. I suoni che abbiamo conosciuto vivendo dentro alla prima orchestra, sono ritrovati nel mondo in un modo nuovo, attraverso la trasmissione non più liquida bensì aerea. L’essere umano nasce dotato della capacità di imitare gesti, voci, versi. Le neuroscienze attribuiscono questa capacità ai neuroni mirror ( neuroni a specchio). E' la capacità che ci consente di osservare per riprodurre, per fare nostra la realtà circostante. Le arti raggiungono il culmine di queste capacità. La musica è costruita sul principio delle imitazioni. Il linguaggio verbale è fondato sul principio dell’imitazione. Ogni nostro gesto è passato attraverso percorsi imitativi. Il corpo umano è fatto su misura per imitare suoni, voci, versi del mondo della natura onde , ricrearli per comunicare. Le vocali sono i nostri suoni. Le consonanti sono l’ imitazione di quello che gli esseri umani hanno ascoltato, riconosciuto, ricordato, nel mondo della natura. Nei gesti dell’uomo ci sono i suoni o rumori o versi che produce:  i gesti portano in sé il valore dei segni. 

 

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